
L’Africa come paradigma dell’umanità: Lesley Lokko apre il Laboratorio del Futuro, la 18. Biennale di Architettura di Venezia
“Per la prima volta, i riflettori sono puntati sull’Africa e sulla sua diaspora, su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo.” Il Laboratorio del Futuro di Lesley Lokko è l’Africa, e parte dal presupposto che la narrazione architettonica di vaste fasce di umanità sia rimasta ai margini del discorso ufficiale, e pertanto la “storia” dell’architettura sia incompleta. “C’è un luogo in cui tutte le questioni di equità, risorse, razza, speranza e paura convergono e si fondono. L’Africa. A livello antropologico, siamo tutti africani. E ciò che accade in Africa accade a tutti noi“.
Laureata in sociologia, architetto e scrittrice di best seller, scozzese di origini ghanesi, Lesley Lokko è la curatrice della 18. Mostra Internazionale di Architettura, dal 20 maggio al 26 novembre 2023 a Venezia. “Il mio sogno – dice – è che si cominci a progettare in modo più empatico, attento agli altri, all’equilibrio tra le genti, l’ambiente e il mondo inanimato”.
Mercoledì 17 maggio, Giardini, primo giorno di opening
“Lesley chiama la sua mostra il Laboratorio del Futuro” dice il Presidente della Biennale Roberto Cicutto nell’intervista con Venezia da Vivere. “Noi abbiamo detto che la Biennale deve diventare un laboratorio di verifica delle conoscenze teoriche che studenti, ricercatori, formatori fanno nei loro luoghi di lavoro. Per questo stiamo trasformando le attività dell’Archivio Storico nel Centro Internazionale di Ricerca sulle Arti Contemporanee.
Lesley fa un passo avanti: prende un esempio concreto, l’Africa, ci fa ascoltare delle voci finora poco ascoltate, ci racconta come hanno affrontato crisi che oggi riguardano anche il resto del mondo, e dice “parliamone”.
Il Laboratorio del Futuro e i Practitioner
La Biennale Architettura 2023 comprende 89 partecipanti (in parità numerica tra uomo e donna), di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana e con opere progettate da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone. Un aspetto che fa notare la volontà al cambiamento verso un’esposizione internazionale attuale e composta da nuove generazioni, in cui l’età media è di 43 anni, scende a 37 nei Progetti Speciali della Curatrice, in cui il più giovane ne ha 24.
“Abbiamo espressamente scelto di qualificare i partecipanti come “practitioner” – ha dichiarato la curatrice – e non come architetti, urbanisti, designer, architetti del paesaggio, ingegneri o accademici, perché riteniamo che le condizioni dense e complesse dell’Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine Architetto.”
Chi c’è alla 18. Biennale Architettura di Venezia
Al Padiglione Centrale ai Giardini sono riuniti 16 studi che rappresentano un distillato della produzione architettonica africana e diasporica con: Adjaye Associates, Cave_bureau, MASS Design Group, SOFTLAB@PSU, Kéré Architecture, Ibrahim Mahama, Koffi & Diabaté Architectes, atelier masōmī, Olalekan Jeyifous, Studio Sean Canty, Sumayya Vally e Moad Musbahi, Thandi Loewenson, Theaster Gates Studio, Urban American City (Toni Griffin), Hood Design Studio e Basis.
All’Arsenale, con la sezione Dangerous Liaisons – presente anche a Forte Marghera con un’installazione di grandi dimensioni di Emmanuel Pratt – sono in 37 i partecipanti che lavorano in modo ibrido, valicando confini disciplinari e geografici e sperimentando nuove forme di partnership e collaborazione. E sono: Gloria Cabral, Liam Young, Suzanne Dhaliwal, Huda Tayob, Killing Architects; gli studi di architettura di medie dimensioni MMA Design Studio, Kate Otten Architects) e gli studi di due o tre persone che combinano in egual misura insegnamento e pratica Office 24-7 Architecture and Lemon Pebble Architects, Wolff Architects.
Non mancano gli studi più grandi che affrontano il tema della decarbonizzazione in modo innovativo da White Arkitekter, BDR bureau & carton123 architecten, Flores & Prats Architects, and Andrés Jaque / Office for Political Innovation a Gbolade Design Studio, Studio Barnes, Le laboratoire d’Architecture.
Presenti dai vari continenti: RMA Architects, Neri&Hu Design and Research Office, ZAO/standardarchitecture, Grandeza Studio, Ursula Biemann, Gloria Cabral, Paulo Tavares, Studio Barnes, orizzontale, SCAPE Landscape Architecture, Studio of Serge Attukwei Clottey, Twenty Nine Studio, Low Design Office, AMAA Collaborative Architecture, DAAR – Alessandro Petti and Sandi Hilal, David Wengrow and Eyal Weizman with Forensic Architecture and Nebelivka project.
Il Leone D’Oro 2023
È stato attribuito a Demas Nwoko, artista, designer e architetto nigeriano, il Leone d’Oro alla carriera.
Classe 1935, figura poliedrica e ancora tutta da conoscere, in parte con “la piccola ma preziosa e articolata esposizione del suo lavoro allestita nel Padiglione Stirling ai Giardini” ha spiegato la curatrice sull’architetto, scultore, designer, scrittore, scenografo, critico e storico “è stato uno dei primi creativi nigeriani dello spazio e della forma a criticare la dipendenza della Nigeria dall’Occidente per i materiali e i beni importati, oltre che per le idee, ed è sempre rimasto impegnato nell’utilizzo delle risorse locali”.
Sezioni e nuove categorie
Mnemonica, Cibo, Agricoltura e Cambiamento Climatico, Geografia e Genere.
Per continuare ad esplorare l’idea di espansione della definizione di architettura, nel complesso dell’Arsenale, per la prima volta alla Biennale Architettura, sono allestiti i Progetti Speciali della Curatrice (sostenuti dalla Ford Foundation e da Bloomberg Philanthropies) e i Partecipanti Speciali, definiti così per lo stretto legame della Curatrice con i suoi assistenti, che collaborano alla produzione di opere in categorie specifiche scelte dalla Curatrice a integrazione della Mostra. Gli assistenti sono: Emmett Scanlon, Laurence Lord, Alice Clancy e Sarah de Villiers, in tandem con Fred Swart, che si è occupato del progetto grafico e della visual identity.
Tre le partecipazioni speciali: il regista Amos Gitaï, Rhael ‘LionHeart’ Cape, il primo poeta laureato in architettura, Hon FRIBA e il fotografo James Morris.
Biennale College Architettura
Dal 25 giugno al 22 luglio 2023 per la prima volta in assoluto la Biennale Architettura includerà Biennale College Architettura, programma didattico tenuto da 15 docenti internazionali che lavoreranno con 50 tra studenti, laureati, accademici e professionisti emergenti provenienti da tutto il mondo. Le quattro settimane verranno filmate e documentate dallo spagnolo Ángel Borrego Cubero.
Ospiti dal Futuro
Le opere di 22 giovani practitioner africani e diasporici si confrontano con le due parole chiave della Mostra: decolonizzazione e decarbonizzazione, fornendo un’istantanea delle pratiche e delle modalità future di vedere e stare al mondo. “L’Africa è stata una grande fonte di energia per l’Occidente in termini di beni, di terre e anche di persone. – Spiega Lokko – E questo “sfruttamento” non è ancora finito, e potrebbe addirittura non finire mai. Ma dobbiamo almeno trovare il modo di instaurare una relazione più giusta tra Nord e Sud del pianeta».
Carnival
È un progetto importante per Lokko il ciclo pubblico di incontri, conferenze, tavole rotonde, film e performance in cui politici, poeti, registi, documentaristi, scrittori, attivisti, organizzatori di comunità e intellettuali pubblici condivideranno il palco (sostenuto da Rolex) con architetti, accademici e studenti.






Alcuni padiglioni alla Biennale Architettura
- Argentina, Il futuro dell’acqua
Il curatore Diego Arraigada ed il Commissario Paula Vazquez nell’ambito della Biennale Architettura 2023, guardano al futuro dell’acqua attraverso il suo presente.
L’acqua è una risorsa strettamente legata alla storia della vita nel pianeta e la vita è da sempre dipesa dall’acqua. La tecnologia e la cultura si sono sviluppati per intervenire, controllare e garantire la sua disponibilità, generando squilibri ed eccessi: la futura disponibilità di acqua dolce, la capacità di fiumi e oceani di assorbire i rifiuti o l’eventuale innalzamento del livello del mare sono problemi che possono drasticamente influenzare la vita sul pianeta.
- Australia, Unsettling Queenstown
I direttori creativi Anthony Coupe, Julian Worrall, Emily Paech, Ali Gumillya Baker e Sarah Rhodes presentano un’installazione multiforme e multisensoriale che esplora i temi della decolonizzazione e decarbonizzazione attraverso il Queenstown: luogo sia locale che globale, parte degli ex domini dell’impero inglese, in Australia, Nuova Zelanda, Asia, Africa ed entrambe le Americhe.
Intreccio tra reale e immaginario, la mostra esplorerà e metterà in discussione le relazioni tra le persone e l’ambiente sotto le logiche del colonialismo e dell’estrazione delle risorse.
- Bulgaria, Education is the movement from darkness to light
Il padiglione bulgaro si concentra sulle tracce dell’esistenza, la depopolazione e le scuole abbandonate nel Paese. È un’indagine su un futuro segnato dal declino urbano e dalla fuga rurale. Con la diminuzione della popolazione, ci sono sempre meno bambini per riempire le scuole.
Per illustrare visivamente il processo di abbandono e declino, i curatori Boris Tikvarski, Bojidara Valkova e Mariya Gyaurova si sono uniti al fotografo belga Alexander Dumarey.
- Giappone, Architecture, a place to be loved (Architettura, un luogo da amare)
L’architetto Maki Onishi in qualità di curatore e Yuki Hyakuda come vice curatore, co-direttori dello studio di architettura o+h, accenderanno i riflettori sullo stesso padiglione: opera rappresentativa dell’architetto Takamasa Yoshizaka, allievo di Wajiro Kon e del pioniere dell’architettura moderna Le Corbusier. Durante tutto il periodo espositivo si terranno conferenze, workshop ed eventi con il l’obiettivo di garantire che il Padiglione del Giappone continui a essere coltivato come luogo di vita, da amare.
- Italia, Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri
Il Padiglione Italia è promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e per la prima volta curato da un gruppo di architetti under 40, il Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi).
Il progetto si fonda sulla visione dell’architettura come pratica di ricerca al di là della costruzione di manufatti e la progettazione. Il risultato è un lavoro collettivo e collaborativo che supera l’idea dell’architetto-autore. Lo “spazio” inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio delle possibilità.
- Repubblica di San Marino
Presso la Fucina del Futuro (Castello, 5063b), Calle e Campo San Lorenzo
Che tipo di ospiti dobbiamo essere e quale tipo di ospitalità dobbiamo offrire per produrre il futuro che desideriamo? Quali sono le linee distintive tra ospite e ospitante, se visti attraverso diverse lenti scalari, temporali o politiche?
La partecipazione nazionale sammarinese con i curatori Michael Kaethler e Marco Pierini si configura come un vero e proprio laboratorio di co-progettazione su tematiche legate all’ospitalità, parte di un progetto di ricerca internazionale e pluriennale, fondato su luoghi e bisogni reali.
- Romania, Now, here, there
Il team curatoriale composto da Emil Ivănescu, Simina Filat, Cătălin Berescu e Anca Pășărin in collaborazione con specialisti e istituzioni, tra cui il Museo tecnico nazionale di Bucarest e la Suceava Genetic Seed Bank, presentano un generatore di idee, che porta in primo piano il percorso di creazione di innovazioni o invenzioni nate solo come risultato di una collaborazione interdisciplinare.
- Spagna, Foodscapes
A cura di Eduardo Castillo-Vinuesa e Manuel Ocaña, il padiglione esplora il contesto agro-architettonico spagnolo per affrontare questioni di interesse internazionale. Un’indagine accurata sui modi, metodi e le architetture della produzione alimentare contemporanea che permette di capire il ruolo che riveste oggi la Spagna in Europa, in quanto suo principale “motore agroalimentare”.
- Ukraina: Before the Future
Con Before the Future, a cura di Iryna Miroshnykova, Oleksii Petrov e Borys Filonenko ritorna dopo nove anni il padiglione dell’Ucraina all’Arsenale, al primo piano delle Sale d’armi, concepito come uno “spazio claustrofobico, senza prese di luce, simbolo di luoghi abbandonati che possono diventare luoghi vitali per progettare piani di sopravvivenza e speranza per il futuro”.
Speranza e resilienza sono i pilastri concettuali del progetto, riflesso dell’attuale situazione politica che il Paese sta affrontando da oltre un anno. L’Ukraina presenta anche un’installazione a cielo aperto ai Giardini nello Spazio Esedra.
- Uruguay, In Opera: Future Scenarios of a Young Forest Law
L’Uruguay sta attraversando un cambiamento senza precedenti. Dall’approvazione della Legge Forestale del 1987, la superficie boschiva si è moltiplicata più di 30 volte e dovrebbe raggiungere il 20% del territorio. I paesaggi si trasformano come, per la prima volta nella storia, le esportazioni dell’industria forestale, che superano quelli alimentari. Un’opera multiautore e multimediale che trasformerà il Padiglione dell’Uruguay in una particolare sala teatrale con musiche di giovani artisti afro-uruguaiani e interviste ad attori come un invito a discutere e conoscere le implicazioni nei processi di decarbonizzazione e decolonizzazione e plasmare l’Uruguay in un laboratorio inclusivo per il futuro del legno.
- Uzbekistan, Unbuild Together: Archaism vs. Modernity
A cura di Gayane Umerova, Direttore Esecutivo della Art and Culture Development Foundation della Repubblica dell’Uzbekistan, il padiglione rappresenta un grande impegno alla collaborazione, riunendo un team eterogeneo di curatori, ricercatori, artigiani e artisti alla scoperta delle rovine delle qalas, antiche fortezze della regione di Karakalpakstan e patrimonio della civiltà di Khorezm, ed il tradizionale mattone uzbeko, utilizzato per secoli nella costruzione di edifici in tutto il Paese per la solidità strutturale alla resistenza al trascorrere degli anni.
Gli Eventi Collaterali
A Fragile Correspondence
Cantieri Cucchini, San Pietro di Castello 40
Istituzione organizzatrice: Scotland + Venice
Docks
Catalonia in Venice_ Following the Fish
Docks Cantieri Cucchini, San Pietro di Castello 40A
Istituzione organizzatrice: Institut Ramon Llull
Climate Wunderkammer
IUAV Palazzo Badoer piano terra – Calle de la Laca, San Polo 2468
Istituzione organizzatrice: RWTH Aachen University
Diachronic Apparatuses of Taiwan
Architecture as on-going details within landscape
Palazzo delle Prigioni, Castello 4209
Istituzione organizzatrice: National Taiwan Museum of Fine Arts
EUmies Awards. Young Talent 2023. The Laboratory of Education
Palazzo Mora, Cannaregio 3659
Istituzione organizzatrice: Fundació Mies van der Rohe
Radical yet possible future space solutions
25 maggio 2023 presso IUAV Ca’ Tron, Santa Croce 1957
26 maggio 2023 presso IUAV aula magna Tolentini, Santa Croce 191
Istituzione organizzatrice: New European Bauhaus, Joint Research Centre of the European Commission
Students as Researchers: Creative Practice and University Education
Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, Dorsoduro 1602
Istituzione organizzatrice: New York Institute of Technology
Transformative Hong Kong
Campo della Tana, Castello 2126
Istituzione organizzatrice: Hong Kong Arts Development Council + The Hong Kong Institute of Architects Biennale Foundation
Tracé Bleu. Que faire en ce lieu, à moins que l’on y songe?
Campiello Santa Maria Nova 6024
Istituzione organizzatrice: CA’ ASI
Articolo di Laura Scarpa e Lucia Pecoraro.
Foto di: Lorenzo Cinotti (copertina), Jackson Davis, Andrea Avezzù, Jacopo Salvi e Giulio Squillacciotti per Courtesy La Biennale di Venezia.
Orizzontale Casa di BelMondo, Belmonte Calabro (CS) 2019-ongoing. Photo Antonio d’Agostino. Courtesy of La Rivoluzione delle Seppie Copyright orizzontale.
Ritratto di Demas Nwoko Credit Titi Ogufere.
Fosbury Architecture Credit Giacomo Bianco.